L’esperienza della didattica ludica si sviluppa dal presupposto che l’uomo in quanto tale fa le prime esperienze di gioco nel grembo materno e, come per molte specie animali, il gioco è il primo strumento di apprendimento per il bambino, si può concludere che la definizione di “gioco educativo” sia forviante, in quanto il gioco è educativo per sua stessa natura.
Dalla fine dell’Ottocento gli studi di psicopedagogia e antropologia culturale dimostrano che il gioco, qualunque gioco, ha una funzione educativa. In particolare se praticati nell’infanzia e nell’età dello sviluppo premettono di apprendere modelli culturali e abilità sul piano psicomotorio, cognitivo e relazionale contribuendo a “formare” l’individuo.
Da queste considerazioni si sviluppa la didattica ludica o ludodidattica che si propone di coniugare gli aspetti positivi del gioco con la didattica con lo scopo di sviluppare tutte quelle abilità e competenze trasversali che stanno alla base dell’apprendimento (memoria, attenzione, pianificazione, abilità strategiche, lavoro di gruppo, autocontrollo, abilità logico-linguistiche, psicomotricità, gestione della sconfitta e dei conflitti, rispetto delle regole).
Per poter essere però efficace nel suo compito (insegnare attraverso il gioco) la didattica ludica deve utilizzare il gioco mantenendo la sua capacità di far divertire, se il gioco non è più divertente perde l’attenzione e lo stimolo dei ragazzi. E’ fondamentale quindi non snaturare il gioco per adattarlo al risultato voluto, ma scegliere il gioco più adatto agli obiettivi che ci si è prefissati.